Curiose le strade che si incrociano tra le persone: la prima stretta di mano ad un corso di cucina, figurarsi: io raccontatore di storie di cucina domestica ad elevato contenuto cucchiaistico, lui già professionista a tutto tondo. Ma era la rete galeotta, che aveva incrociato i binari in modo così bislacco, giusto un attivo prima di vedere Luca Leone Zampa evoluire Sulle Nuvole, un posticino molto carino in cui si praticava una cucina caparbia e puntuta non priva di spunti seducenti.

Poi il momentaneo oblio, poi il messaggio, Apro Immorale. Poi l'altro messaggio, C'è posto.

In un torrido fine luglio - o inizio agosto - mi trovo il tavolo ben illuminato dove posso scatenare l'occhiuta fidanzata digitale e scambiare più di una chiacchiera con lo chef patron che di giorno disegna i piatti e di notte li serve al tavolo assieme a Cristina Aromando, che volteggia bicchieri come se non ci fosse un domani e nemmeno un dopodomani.

Aleggia un'intenzione di anticonformismo: solfeggia una musica di spontaneità progettata, che sarebbe anche un ossimoro se il modo di fare le cose non fosse così, ecco, leggero. Piatti in tavola che si prendono sul serio, ma solo fino a un certo punto lasciando spazi a un che di ludico inespresso e sorridente che mette a proprio agio. Bicchieri numerosi, pensati, cercati nell'ambiente naturale, e per una volta omettiamo le virgolette; servizio preciso e liscio, senza trucco e belletto.

E poi il locale è bello e gonfio di gente che vuole stare bere mangiare; io ebbi lumache tra l'altro che ne avrei mangiate 42; e poi ci sono i piatti democratici, come la poraccia. E poi si sa, le cose buone della vita sono immorali. O illegali, o fanno ingrassare.