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Frammenti

Frammenti di una cosa agiografica

Per chi lo riconosce, il titolo è la parafrasi di un racconto di William Gibson, lo scrittore di SciFi che negli anni 80 esplose con il suo stile cyberpunk. Sebbene tutt'ora non sia chiarissimo cosa ciò significa, è a lui che va attribuita tutta l'iconografia contemporanea di fantascienza: la rugginosa, scrostata, umida e contaminatissima idea visiva di un futuro medievale così amata dalle serie TV e dalla SF cinematografica da Blade Runner in poi.
Certo, il vero guru letterario SF è Douglas Adams, ma non ci perderemo in flame per impallinati.

Dunque "Frammenti": una "cosa" a firma, quasi un ritorno alle origini, al primo blog carbonaro fatto di nickname e sottintesi dei primi anni zero, sulla inabissata piattaforma Splinder, e poi l'amato AdG da cui tutto nabbe.
Agiografica perché qui è lo scriba, l'autore, l'editore di se stesso che mette sul monitor dei pezzi di vita. Perchè nel mondo metamediatico in cui viviamo il confine tra vita, nonvita e quasi-vita è sottile, sfumato, ma sopra tutto inutile definire. Se ormai è normale discutere di cose importanti via uozzap alle 00:24, se è normale sentirsi in colpa perché non si è risposto al telefono per due ore mentre ti asportavano la cistifellea, se è normale che a tavola i Figliuoli ti chiedano come mai non fotografi la pastasciutta, ecco che allora siamo nel terreno fangoso e malmostoso del valetutto.
Quindi i frammenti arrivano sul monitor, classificati sommariamente, arbitrariamente, approssimativamente in categorie per semplicità d'archivio, ma senza pretese tassonomiche.
Nè SEO nè guru, potrei deformare così il motto di un vecchio amico. Ecco: forse qualche vecchio amico tornerà a leggere queste mie superflue pagine e ne sarò felice.

Come scrivevo oramai in un'altra vita sul frontespizio di un libro autopubblicato di racconti brevi e brevissimi, intitolato appunto Frammenti:
"Questa è una raccolta di schegge. E’ fragile, e va maneggiata con cura: sono schegge rimaste intrappolate tra le dita, in mezzo ai fogli dei taccuini, nei taschini delle camicie. Nei microfoni dei telefoni smessi, nelle finestre aperte sui cortili. Nelle pagine digitali, noi posti nascosti, sotto la sella della bicicletta. Nelle sovraccoperte dei dischi compatti. Sono scritte sul retro delle etichette di vino e dei biglietti del tram. Questa è una raccolta di schegge."

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