Da Lucio
Dal nome il locale riminese abbandona i vezzi contemporanei, rifacendosi ad una definizione accessibile di un posto di ristoro. Normale, per così dire. Una anticipazione della messinscena che pare ricercare una via diversa alla definizione del gusto, distante dalla liturgie pneumatiche, da riti spesso obsoleti, dalle tappe (credute) obbligate del fine dining, come s’usa dire.
Da Lucio peraltro si professa trattoria, ma l’avventore avveduto non si lascerà coinvolgere in una inutile diatriba dialettica, pur assai contemporanea, sul cos’è cosa nella ristorazione, e si lascerà abbracciare dal servizio slacciato, dai menu “da condividere”, dalla piccolissima ma riflessiva selezione dei vini.
L’avventore avveduto amerà gli straordinari crudi, le marinature, gli accostamenti misuratissimi; amerà la materia mandata sul palcoscenico da professionista; amerà le cottture alla fiamma e alla brace; si lascerà affascinare dalle insolite sensazioni del pesce “frollato”; amerà la rappresentazione lontana da passerelle ed esibizioni fin troppo teatrali.
L’avventore appassionato scriverà Da Lucio nel taccuino delle cose interessanti che accadranno, perchè questa coraggiosa strada che deraglia dal mainstream non può che tracciare nuove strade per la ristorazione prossima ventura.
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