Dalla Gioconda, dove non mancano i sorrisi
Quando diventa difficile sorprendersi, sorprendersi è ancora più bello, piacevole e... sorprendente. Mentre scendo i molti gradini della scala in faccia a Gabicce questo mi dico: che da Dalla Gioconda tutto è bello, e stai pensando già che vorresti avere presto un'altra occasione per vedere di più. E di meglio.
Spazzolato al vivo da una ristrutturazione preziosa, puntigliosa, raffinata, non priva di qualche strizzatina d'occhi che ben ci sta: di arredi di ieri e ieri l'altro, di pavimenti anfratti prospettive studiati come riuscti, e il giardino che intuisci dato il vento tagliente delle bella domenica di dicembre, e la vista miracolosa che fa diventare azzurro anche il fanghiglioso adriatico. E la conduzione, nelle mani sbarazzine di Stefano Bizzarri, che governa l'andazzo smontando pezzo a pezzo le liturgie impinguinate. E la cucina di Davide Di Fabio, che è così ricca di interventi, citazioni, riferimenti, che diventa quasi un Trivial Pursuit gastronomico che non smette di divertire dalla prima seduta all'ultimo raggio di sole. Al sole in faccia, appunto, che verso il tramonto diventa davvero penetrante, ma tutti in sala si preoccupano che non dia troppissimo fastidio. E l'addizione, che scuote alle fondamenta l'idea radicata che per mangiare bene si debba passare un rene al mercato nero. E la carta dei vini, in cui arrotolarsi senza timore di perdersi, tra proposte classiche e intuizioni contemporanee, e piccole invenzioni.
La piacevolezza è la salsa madre che condisce la sosta nel presepesco paesello già marchigiano e ancora così insondabilmente romagnolo. E il mare che occhieggia, e il cielo che disorienta per la sua vastità. E sì, si mangia e si mangia bene: tra riprese metaforiche e richiami dell'iconografia popolare - il "Nuovo" cocktail di gamberi nella coppa martini - ai bordi della sardina sul crostino con il caviale che ammutolisce per l'assoluta seduzione o la verzura del baccalà, passando tra crudi e cotti fino al gesto ancestrale del mestolo che al tavolo conclude il servizio della "zuppiera", sette tipi di pasta nel pesce che da sola vale il viaggio, la salita, la coda sull'automare e pure il fiatone per l'ultima scarpinata in paese.
Niente da dire. Dalla Gioconda ci va andato e tornato, e tornato, e tornato.
COMMENTI
Lascia un commento
Accedi al tuo account per lasciare un commento!