Guccione, il mistero concreto.
Mi scrive, il Guccione: "8 anni in cantina prima di mandarlo nel mondo. 5 di botte grande e 3 di bottiglia".
Non c'è molto altro da dire di questo Trebbiano di Sicilia impervio ad ogni classificazione, deliberatamente anarchico e volutamente criptico: una T, un 5 e un 12. Occorrono un po' di spiegazioni per comprenderne il significato.
Di spiegazioni invece non ne occorre alcuna per comprendere questa ennesima magia dalle vigna di Contrada Cerasa: tremila bottiglie, di cui stappo la 464ma. Fuori dalle regole, dal coro, dalle ipocrisie delle denominazioni. Questo Vino Bianco è ad un tempo un canto irredentista e la celebrazione del rigore. Spudorato fin dal suo palesarsi nel bicchiere, giallo come il sole di Sicilia nel meriggiare di settembre.
Ha la travolgente possanza dei profumi di macchia, di spezia, di carrube, di bianco d'agrume. Il sorso è un'aggressione di succo, di parti dure, ancora succo, tenuta, lunghezza. La linea dell'alcol ne tratteggia con decisione il profilo.
Immancabile in tavola con grandi pesci arrosto, ma anche volaglia allo spiede. La corte e lo scoglio ne avranno vantaggio.
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