La Gramola, Toscana in tavola
Non è caldo, è l'inferno. Anche noi forzati della parola abbiamo esaurito il campionario delle alate metagore, delle svolazzanti figure retoriche per descrivere l'impossibile canicola di questi giorni. Dal parcheggio, che è a cento metri ma oggi potrebbe essere anche a Ksar Ghilaine, si arriva all'angolo proprio sulla strada di Tavernelle su cui s'apre il portone de La Gramola, locale toscanissimo a conduzione familiare che più non si può: il tavolo della consimazione casalinga dietro la sala con il bancone, bimbi con le matite colorate, la cucina appena dietro.
Nel piccolo cortiletto pavimentato qualche tavolo arroventato dall'aria a quasi quaranta gradi, le coperture tese a cercare la frescura: s'alza un refolo e si respira. Chiami la tartare di chianina, rusticamente ammonticchiata ad accogliere il gelato alla senape di Dijon, introdotta da una pleonastica giuliana di radicchio rosso. Trionfali i pici all'aglione della Val di Chiana: cottura perfetta, alluviuone di sugo al pomodoro infiorato dall'aroma dell'aglione che ne esprime il vigore senza affliggerti con l'afrore. Ottimissimo: vale il viaggio.
Il galletto fritto in padella ha ottime intenzioni ma incappa in una doratura avanti assai. Il calice di Chianti "della vigna qui dietro" servito a temperatura ambiente, che oggi non lo rende ben leggibile. Un compendio di Val di Pesa e Val di Chiana e amenictà toscane, per chi ama l'autentico spogliato del pittoresto, ed è disposto a pagarlo. Ingredienti sinceri, servizio asciutto ma cortese, cucina di casa.
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