Osteria Acquarol, la montagna gentile.
Un cuoco di pianura innamorato dell'altitudine, una ragazza con il Mexico nel sangue (e nell'accento, delizioso): la formazione era la stessa - Alessandro e Perla - il campo di giuoco no, quando l'Acquarol iniziava a chiamare a sè i golosi d'ogni dove con la sua cucina fatta di tocchi e rintocchi, e la sua accoglienza fatta di sorrisi e morbidezze. S'era in montagna, e la si raccontava con garbo.
E poi il Grande Balzo a San Michele Appiano, dove si muovono le cose: e la nuova sede, con gli spazi scolpiti dalla luce e da vellutate penombre. Ma la cucina conserva lo stesso lessico montano, gentile e interpretato dall'occhio di Alessandro Bellingeri, e la sala è sempre condotta lestamente da Perla, piena di attenzioni e delicatezze. Nei piatti i riferimenti delle alture sono irrinunciabili, dai toni bruni a quelli verdi, dagli aromi terrosi a quelli balsamici. La creatività al servizio della piacevolezza, con le composizioni che si susseguono senza rincorrere l'acrobazia, piuttosto virate all'eleganza.
I cardini di una cucina di montagna d'estate ci sono e si fanno riconoscere, chiamando a raccolta l'umile muschiosità delle lumache, esaltate dagli erbaggi; l'arrosto "strano" - vegetale - vergato sottilmente di rafano; le tagliatelle verdi con il pesto verde e le foglie verdi; il pesce d'acqua dolce; il capretto. Di stagione il dessert non-dolce o poco dolce, di fragole e piselli.
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