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Mosnel: la storia che si rinnova

Lo sanno anche i sassi: che il "mosnel" da queste bande è un mucchio di sassi. precisamente quello che resta dal dissodamento di un terreno, quando lo si appretta per la semina o la piantumazione. Oggi si parla della nuova cantina della prestigiosa Casa franciacortina di Camignone e del loro Parosè, ma è quasi un pretesto per tornare e riassaggiare le eleganti effervescenze di Contrada Barboglio.

Prima dei vini, allora i sassi: quelli su cui si pescano aperitivi e bicchieri, e quelli della teoria di edifizi che s'involano dal '500 ai giorni nostri, con la barchessa sospesa da cui si sguarda il piano e la collina. I sassi, del nuovo impianto: soberrimo, funzionale, privo del minimo autocompiacimento ma fitto dell'orgoglio di Giulio Barzanò che smanacciando l'aria mostra le cataste di bottiglie e i piani sotterranei.

Lucia, radiosa della gioia delle sue due ragazze piccole - due gocce d'acqua - racconta con la sua voce vellutata la storia del Parosè, per molti versi unica.
Nei calici una bella galoppata dal 2001 al 2014 che inizia proprio con l'annata più fresca, sorprendente se rapportata alla vendemmia impervia di quel millesimo. Vino ancora non del tutto risolto ma fitto di potenzialità convincenti.
Indietro attraverso il '12 e il '10 fino al monumentale '8: calice di personalità travolgente, capace di zittire ogni paragone a favore di una imperiosa unicità. Forse più di tutti capace di staccare il biglietto per una singolarità franciacortina e rosata.
Ancora verso il 2004, il più maturo della collezione, e il primevo 2001 che sa ancora esprimere una cospicua ecletticità, unendo il brio di una snellezza che diventa il marchio di fabbrica con una fondamentale saggezza del sorso che accompagnerebbe la tavola in molto situazioni.

Perchè pure la tavola sa inventare una espressione strettamente Mosnel: in trasferta il giovine ma spumeggiante Marco Acquaroli, staccato per un giorno dai suoi domini presso la Dispensa Pane e Vini, in cui ha uno spazio indipendente sotto l'insegna "Natura". Una tartare setosissima, una pasta mista elevata da colatura d'alici di lago, la sardina allo spiedo, l'ingannevole "Mela" che è in realtà una torta di mele a forma di mela. Mano clamorosa, bel senso del piatto, divertimento assicurato.