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717. L'Uomo che vendeva il sonno

717. L'Uomo che vendeva il sonno

I.

La Bottega del Sonno aggettava sul vicolo secondario della via dei venditori di spezie, ferramenta e articoli di gomma. Era una di quei vecchi negozi con la vetrina di legno smezzata, che nei tempi andati faceva giuoco a servire i clienti da seduti, attraverso la mezza vetrina aperta.
Aveva le tamponature all'antica, pannelli di legno corrosi dal tempo e dalla pioggia, e ogni sera il Venditore di Sonno li smontava e li riponeva con cura poco prima del tramonto. La Bottega del Sonno rimaneva aperta fino all'alba e puntualmente appena faceva chiaro il Venditore di Sonno se ne usciva sul vicolo con il suo abituccio di color del niente e il suo gilettino a fiorami, e li rimetteva a posto, chiudendoli con un colpetto sugli angoli.

La Bottega era un locale di due metri per tre, che oltre al piccolo scrittoio con le gambe crivellate dai tarli non conteneva nulla: il legno alle pareti era privo di scansie, e non c'erano nè mensole nè cassettiere nè altro. I clienti entravano, stavano in piedi nel poco spazio e lanciavano i loro quesiti come i sassi piatti sul lago, in attesa di vedere se rimbalzavano, e dopo quanti salti sarebbero affondati.
Gli unici oggetti visibili, oltre allo scrittoio, la seggetta, la penna a inchiostro e la pila di fogli di carta vergatina fine erano quattro lampade a gas negli angoli. Erano posizionate piuttosto in basso, sotto la linea dello sguardo di un uomo di media statura, in modo di ripienare il soffitto di un nero così fitto da farlo assomigliare alla volta di una caverna. Insondabile.


II.

La Bottega del Sonno aveva una sua giurisdizione particolare. Il sonno non si comprava a chili e non si pagava con denaro: il prezzo del sonno era molto più alto, e il Venditore lo decideva al momento soppesando la gravità e la profondità dell'insonnia. E da dove veniva e dove stava andando.

Nella Bottega del Sonno non erano ammessi arnesi a funzionamento elettrico. Per sottolineare il particolare fuori della porta era appeso un cartello scritto a mano, in uno stampato chiaro e curato che avrebbe fatto l'invidia di un illustratore di fumetti, con alcune istruzioni.

"QUESTO NEGOZIO NON È COMPATIBILE CON ALCUNO STRUMENTO ELETTRICO. IN PARTICOLARE QUESTO NEGOZIO NON È COMPATIBILE CON L'USO DEI TELEFONI.

QUESTA PRESCRIZIONE È ULTIMATIVA, E NON LEDE I VOSTRI DIRITTI UMANI E COSTITUZIONALI. NEL CASO NON SIATE D'ACCORDO CON QUESTA PRESCRIZIONE, SIETE PREGATI DI ASTENERVI DAL PRATICARE QUESTO NEGOZIO"

A fianco c'era un altro cartello prescrittivo, altrettanto chiaro e curato:

"QUESTO NEGOZIO ASSUME L'USO DEL PRONOME 'VOI' NELLE TRATTATIVE D'AFFARI. QUESTO NEGOZIO NON È COMPATIBILE CON PRONOMI CONFIDENZIALI.

QUESTA PRESCRIZIONE È ULTIMATIVA, E NON LEDE I VOSTRI DIRITTI UMANI E COSTITUZIONALI. NEL CASO NON SIATE D'ACCORDO CON QUESTA PRESCRIZIONE, SIETE PREGATI DI ASTENERVI DAL PRATICARE QUESTO NEGOZIO"

Di fianco alla maniglia in ottone, ossidata e vetusta, c'era l'invito:

"SE DESIDERATE ENTRARE, SOSPINGETE CON LENA QUESTA PORTA"


III.

Il Venditore di Sonno era un uomo molto abitudinario, ma alla sua maniera. Non aveva orario fisso, ma apriva e chiudeva il Negozio sempre nello stesso momento nella vita quotidiana del sole: da poco prima del tramonto a poco dopo l'alba.
Salutava con un leggero cenno del capo gli altri negozianti mentre passava. Si soffermava un istante davanti all'adiacente vetrina degli Articoli da Fumo, anche se non fumava e non acquistava mai nulla.
Poi apriva la bottega, si sedeva sulla seggetta, estraeva da un ripostiglio alle sue spalle un fornelletto e una cuccuma e metteva in caldo una bevanda dai curiosi aromi. Nel vicolo si diceva che fosse una tisana al miele e timo, ma nessuno l'aveva mai assaggiata. L'aroma della bevanda calda aveva però impregnato i legni del negozio, e tutti si pensava fosse aroma di timo.

La Bottega apriva sette giorni la settimana tutti i giorni di tutti gli anni, e questo aveva causato al venditore più di un problema con i Gendarmi della Municipalità. Poi il Venditore aveva venduto molto sonno al Prefetto, in pena per un figlio scomparso, e al Vice Prefetto che non dormiva più perché la sua carriera era stata stroncata per una brutta storia di invidie, perciò i Gendarmi avevano desistito.

 

IV.

Il cliente entrò molto dopo mezzanotte. Aveva la faccia tagliata via di traverso, larghe ombre sugli occhi, e le guance annerite da una traccia di barba non rasata. Varcò la soglia guardandosi attorno e stropicciando gli occhi per abituarli alla semioscurità della Bottega. Il Venditore lo accolse con la formula che gli era abituale, esalata a voce bassa ma chiara e con un tono vagamente interrogativo, come un ricciolo in fondo alla frase, Per servirvi...

Il cliente si avvicinò allo scrittoio e disse Ho bisogno di dormire. Lei può aiutarmi? Il Venditore lo guardò come fosse trasparente e ripiegò gli occhi sul foglio su cui stava scrivendo qualcosa. Il cliente fece un altro mezzo passo in avanti, sconcertato, e insistette,  Scusi, avrei un problema d'insonnia, mi hanno detto che lei mi più aiutare, e lasciò scivolare l'ultima parola diafana fuori di lui, espettorando lievemente. Il Venditore non alzò nemmeno lo sguardo.

Poi il cliente si ricordò del cartello, e ripeté la domanda altrimenti: Ho perso il sonno, potete aiutarmi? Solo allora il Venditore di Sonno si rialzò e disse risolutamente "Sì, posso. Dovete dirmi tutto, subito, una sola volta. Poi Vi dirò il prezzo, e se potete pagarlo avrete il Vostro sonno".

Cosa volete sapere, chiese il cliente, e Posso pagare disse, appoggiando un cospicuo mucchietto di banconote sul bordo dello scrittoio.

Ritirate il Vostro denaro, disse il Venditore, Il prezzo del sonno è molto più alto. Lo pagherete con i Vostri sogni. Ditemi cosa Vi sveglia e cosa vi turba. Tutto. Subito. Una volta sola.

Il cliente parve riflettere per un istante, si concentrò un istante e disse. Lei, si chiama Macramè. È il mio sogno e la mia malattia.

Il Venditore restò per due o tre istanti a guardare il nulla attraverso il petto del cliente, e si ritirò in un mondo a parte. Quando tornò da quell'altrove impenetrabile a cui solo lui aveva accesso, congiunse le mani sotto il mento e disse con voce chiara e ferma Ora scriverò la prescrizione che curerà la vostra malattia. La scriverò ora su questo foglio, disse indicando con il dito, lo ripiegherò e ve lo consegnerò. Dovrete portarlo con Voi e tenerlo accanto, nel luogo in cui siete uso coricarVi. Attraverso la carta sottile trafilerà un poco d'inchiostro, ma non le parole. Non dovete tentare di leggerle. E soprattutto non dovete mai aprirlo. Mai, altrimenti il sonno sarà perduto per sempre.

Il cliente lo guardò, dicendo qualcosa che suonava come ad una affermazione. Poi il venditore continuò, Ma prima di assentire dovete conoscere il prezzo, Voglio conoscerlo, qual è il prezzo, Il prezzo è il vostro sogno, Macramè.

Il cliente appoggiò una mano allo scrittoio, come se avvertisse una vertigine. Mormorò Macramè, è il mio sogno e la mia malattia. Esitò, poi si risolse, e infilando le mani nelle tasche profonde disse Va bene, sia.

 

V.

Il venditore di sonno s'apparecchiò a scrivere: sollevò una piccola alzata che nascondeva il foglio allo sguardo, intinse la penna nell'inchiosto, e cominciò a scrivere con innaturale lentezza.

Il cliente osservò il volto accartocciato del venditore per un tempo lunghissimo che parve mill'anni. Stava arrotolato su se stesso, con gli occhi ridotti a spilli, serio come la fine del mondo e scuro come l'ombra. Silenzio, attesa, desiderio, paura.

 

VI.

Il venditore si riprese. Ripiegò il foglio in quattro, e poi in otto parti, forbendo le pieghe con l'unghia. Poi richiuse i lembi con uno spillo e si alzò in piedi. Questa è la Vostra prescrizione, da stanotte potrete dormire, ma non potrete più sognare Macramè. Ma Ve lo ripeto: non leggete le parole, perché se solo le guarderete il Vostro sonno sarà perduto per sempre, inevitabilmente.

 

VII.

Il cliente rincasò. Divelse il soprabito dalle spalle rinchiuse in una presa di stanchezza e si ritirò. Si cambiò per la notte, si sedette sul letto e appoggiò il foglietto ripiegato sulla comoda e si distese, senza guardarlo più.

Si addormentò di colpo, in un sonno nero e bujo di Macramè.

 

VIIbis.

Il cliente rincasò. Divelse il soprabito dalle spalle rinchiuse in una presa di stanchezza e si ritirò. Si cambiò per la notte, si sedette sul letto e appoggiò il foglietto ripiegato sulla comoda e si distese.

Poi prima di spegnere il lume fioco allungò la mano, e sbirciò attraverso le pieghe, intravvedendo le parole pur senza comprenderle fino in fondo Di colpo si sentì sveglio come non mai, e seppe che non avrebbe dormito mai più. E Macramè sarebbe stata per sempre un sogno perduto.

 

Sul foglietto c'era scritto:

 

 

COMMENTI

  1. Renzo Degli Esposti

    appena parcheggiato volevo uscire ma ho iniziato a leggere e più tardi usciii. Bella storia

  2. Brunella Cantu’

    Bellissimo!